I lavori ibridi

Progettare i nuovi lavori e il nuovo sistema educativo - Intervento di Federico Butera
Progettare i nuovi lavori e il nuovo sistema educativo – Intervento di Federico Butera

Il lavoro nella quarta rivoluzione industriale sarà costituito da innumerevoli e mutevoli ruoli, mestieri, professioni nuovi o profondamente modificati. Non fatalistico effetto delle tecnologie ma frutto di sapiente progettazione congiunta di lavoro, tecnologia, organizzazione.

Emergeranno nuovi mestieri e professioni a banda larga che permetteranno alle persone di passare da un ruolo all’altro senza perdere l’identità e che aiuteranno le istituzioni e l’organizzazione a pianificare l’istruzione e la mobilità. Ciò manderà in soffitta le mansioni e le posizioni ereditate dal taylor-fordismo.


Occorre tornare a studiare, rappresentare, raccontare, progettare il lavoro nuovo che sta già emergendo: un grande sforzo per la ricerca, per le istituzioni, per le aziende, per i sindacati.

Questo workshop discuterà dei requisiti per costituire un Osservatorio delle Professioni di nuova concezione.

Due tra le sfide più rilevanti per i nuovi lavori sono la contaminazione dei saperi e la compressione dei tempi.

La contaminazione dei saperi porta ai lavori ibridi. Per molti dei lavori esistenti e per tutti quelli nuovi i saperi di base del mestiere dovranno integrarsi con le competenze informatiche e digitali, con le abilità di comunicazione e interazione nei social network, con le modalità di collaborazione in ambienti di lavoro meno gerarchici, più tecnologici e dinamici. L’ibridazione è un fenomeno trasversale e pervasivo, che include tutti i ruoli, mestieri, professioni.

La compressione dei tempi scarica sui lavoratori una doppia fatica: imparare a stare al passo con le innovazioni tecnologiche e organizzative e farlo in tempi molto rapidi. Per i lavoratori in età matura è forte il rischio che sia una fatica insostenibile.

Per affrontare i fenomeni descritti, occorrerà, attivare sia percorsi innovativi di job design sia nuove soluzioni formative.

Le politiche formative vanno costruite su quattro pilastri: percorsi per le competenze trasversali e, interdisciplinarietà dei percorsi post-diploma, modelli efficaci per la formazione ricorrente, programmi di alfabetizzazione digitale di massa per chi non lavora e per gli anziani.

I già consolidati percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento vanno rafforzati con azioni per formare i docenti delegati dalle scuole.

Per preparare le nuove generazioni ai lavori ibridi servono percorsi post-diploma che combinano linguaggi disciplinari diversi in programmi sfidanti. L’esperienza degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) è la prova che il modello funziona. Le si preparano a farlo con nuovi corsi di laurea professionalizzanti

La formazione ricorrente di chi già lavora reclama soluzioni originali. Non i tradizionali percorsi d’aula, ma il modello Lego. Da un lato, sessioni formative centrate su competenze e abilità specifiche, che il lavoratore acquisisce in fretta e che poi, come con i mattoncini Lego, aggiunge alla sua professionalità per adattarla quanto basta alle nuove esigenze. Dall’altro, metodi didattici partecipati, dove si impara sperimentando, interagendo e osservando gli altri.

Infine, serve un programma di alfabetizzazione digitale di massa per non abbandonare chi contro volontà, per scelta o per ragioni anagrafiche non lavora più, per dare anche a loro quanto basta delle competenze digitali e ridurre il rischio di esclusione dalla Società 4.0.


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