Contro la paura dell’innovazione tecnologica: progettare congiuntamente tecnologie abilitanti, organizzazioni innovative, nuovi mestieri e professioni

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di Federico Butera (Professore Emerito di Scienze dell’Organizzazione, Università di Milano Bicocca; Presidente Fondazione Irso)

C’è chi pensa che la “gara delle macchine contro il lavoro” sia già persa e che ci aspetta una jobless society. Noi crediamo invece che sarà possibile una nuova alleanza fra uomini e tecnologie, attraverso la progettazione di nuovi sistemi tecnologici, organizzativi, professionali, perseguendo congiuntamente sviluppo economico-sociale, produttività, sostenibilità, qualità della vita, con una estesa partecipazione dei soggetti collettivi e delle persone: joint design of technology, organization and people growth. Il lavoro potrà valorizzarsi e potrà ingrandire la torta dei beni e servizi. Una quarta rivoluzione industriale basata su tre pilastri (tecnologie, organizzazione, lavoro) potrà infatti coprire i bisogni insoddisfatti del pianeta: alimentazione, ambiente, sanità, educazione, mobilità per il terzo e quarto mondo; prodotti e servizi di più alta qualità per i Paesi sviluppati.

Mentre le STEM (Sciences, Tecnologies, Engineering, Mathematics) stanno guidando questi sviluppi ad una velocità senza precedenti, le dimensioni dell’organizzazione (modelli di impresa, reti organizzative, teams etc) e del lavoro (ruoli, mestieri, professioni, formazione, apprendimento) sono per lo più considerate incorporate nelle soluzioni tecnologiche oppure residuali: insomma l’intendenza seguirà. In molti casi l’organizzazione che ne deriva può diventare una riedizione peggiorativa del taylor fordismo; in molti casi il lavoro è semplicemente sostituito dalle tecnologie.

L’effetto è una crescente paura o diffidenza verso le tecnologie, che invece sono una straordinaria opportunità se opportunamente integrate con buone organizzazioni e lavori di qualità.

Ci sono moltissimi casi virtuosi che sviluppano insieme tecnologie abilitanti, organizzazioni efficaci, efficienti e sostenibili, lavori professionalizzati. Senza dover rinnovare nostalgie della Olivetti di Adriano Olivetti, aumentano in Italia i casi di esperienze condotte da imprese che hanno sviluppato un originale modello di Italian Way of Doing Industry, centrato su simbiosi con il mercato, internazionalizzazione, alto livello tecnologico, cura delle risorse umane, organizzazione flessibile, governance rafforzata. È il caso di imprese poi diventate grandissime come Ferrero e Luxottica, Zambon, Esaote . È il caso di imprese medio-grandi internazionali come Illy, Frau, Tecnogym, IMA, Cucinelli e altre. È il caso anche di imprese medie come Bonfiglioli, H Farm, Loccioni.

Programmi pubblico/privato a dimensione territoriale sono per esempio il “Patto per il Lavoro della Regione Emilia Romagna”, che mette insieme tutti gli stakeholder del territorio concordando un obiettivo condiviso quale la riduzione del tasso di disoccupazione dall’11 al 5%; il “Programma Manifattura Milano”, in cui le politiche del Comune mirano alla reindustrializzazione della grande città attraverso innovative forme di impresa, lab, community, adottando tecnologie digitali e valorizzano lavori artigiani e intellettuali vecchi e nuovi.

I partner della Fondazione Irso oltre a pubblicare e a insegnare, nella seconda rivoluzione industriale (quella delle linee di montaggio chapliniane) avevano contribuito fra l’altro a progettare le isole di montaggio della Olivetti; nella terza (quella dell’automazione di fabbrica) avevano contribuito a progettare il Nuovo Treno Medio della Dalmine Tenaris, il Customer Care della Vodafone, i nuovi uffici delle entrate. Ora che la quarta rivoluzione industriale è una grande opportunità per sviluppare non solo progetti di innovazione a 360° su larga scala ma anche un nuovo paradigma di organizzazione e di lavoro, i partner Irso si assumono la responsabilità di promuovere una più vasta Community per diffondere l’idea della progettazione congiunta e partecipata, joint design of technology, organization and people growth e promuovere progetti esemplari. Sarà un think tank di competenti, indipendente, no profit costituito da studiosi, imprenditori, pubblici amministratori, sindacalisti, insegnanti, giornalisti di diverse appartenenze ma tutti di elevata competenza, reputazione e visibilità. Alla Community hanno già aderito altre 40 personalità e altri inviti sono in via.

A seguire l’articolo “Essere digitali” di Edoardo Segantini, leggibile anche come file PDF

Eresie digitali, di Edoardo Segantini
Eresie digitali, di Edoardo Segantini
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